Pitigliano

Da ormai molto tempo il comune di Pitigliano è stato incluso nell’elenco dei borghi più belli d’Italia da parte dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, per via del suo splendido centro storico e per il suo patrimonio
storico e architettonico.

Si presenta al viaggiatore in uno scenario da fiaba, ergendosi sul crinale di un promontorio di suggestiva e selvaggia bellezza,  le testimonianze delle sue civiltà e delle culture che qui si sono succedute lungo millenni,
a partire dagli insediamenti preistorici, testimoniati da i ritrovamenti dell’eneolitico, passando poi alle evidenti tracce etrusche, ammirabili nelle tombe rinvenute nel territorio e nella cinta muraria, per arrivare ai romani, il cui passaggio ha lasciato traccia nel nome che allude all’antica Gens Petilia, quindi è la volta dell’epoca medioevale degli Aldobrandeschi, signori della Maremma per circa mezzo millennio, si passa poi alla grandezza rinascimentale della nobile famiglia romana degli Orsini, e, dopo una breve presenza senese, fu il turno dei Medici e dei loro eredi Lorena.

Tramite l’antica porta che si trova in piazza Petruccioli entriamo nel centro storico. La serie infinita di vicoli, stradine, piccole scalinate ed affacci che si aprono a strapiombo sulla rupe sottostante, ne fanno un luogo unico ed incantevole. Dalla piazza Petruccioli, costeggiando l’acquedotto verso sinistra, si raggiunge l'ingresso del Palazzo Orsini, originariamente appartenente ai Conti Aldobrandeschi e passato nel 1313 alla famiglia Orsini. Questo palazzo – fortezza aveva lo scopo di difendere l’unico lato del borgo collegato al piano, nei restanti tre lati infatti Pitigliano è protetta dai ripidi strapiombi che danno sulla vallata.

Il Palazzo Orsini venne praticamente stravolto durante la ristrutturazione del XVI secolo ad opera di Antonio da Sangallo il Giovane. Al suo interno oggi troviamo il Museo Archeologico, il Museo di Palazzo Orsini, l’Archivio diocesano e la Biblioteca. Interessante è anche il cortile con il pozzo monumentale di forma esagonale decorato con bassorilievi raffiguranti stemmi degli Orsini.
Famoso il ghetto ebraico lo splendido borgo è infatti passato alla storia come la “Piccola Gerusalemme”.  L’insediamento della comunità ebraica nel paese di Pitigliano avvenne probabilmente nel XVI° sec. sotto la protezione dei conti Orsini. Con il successivo passaggio della contea al Granducato di Toscana di Cosimo II dei Medici (1608), la situazione mutò radicalmente ed iniziarono gli anni difficili con la chiusura nel ghetto, la discriminazione e l'emarginazione che perdurarono fino al 1765.
La Sinagoga, ubicata nel Vicolo Manin, fondata nel 1598, ha subito alcuni interventi dopo la metà del '700 con la sovrapposizione di stucchi in rococò e solo dopo l’ultima ristrutturazione avvenuta nel 1995 ha
riscoperto l’antica espressione classica. Al suo interno si può visitare l’arredo sacro con l'Aron sulla parete di fondo e al centro la Tevà. Inoltre numerosi lampadari pendono dal soffitto ornato con scritte bibliche o epigrafi di speciali eventi. Nella parte superiore, dietro una balaustra intarsiata in legno, si trova il matroneo riservato alle donne, mentre nella parte inferiore si trova il locale per il bagno rituale e, scavati nella
roccia, la macelleria Kasher, il forno delle azzime, la cantina Kasher e la tintoria. Per visitare la Sinagoga vi consigliamo di contattare il Comune di Pitigliano, tel. 0564 616322 per orari ed informazioni.

Vie Cave di Pitigliano

Le Vie Cave, chiamate anche “tagliate”, sono una creazione ancora poco conosciuta degli Etruschi.
Questi affascinanti percorsi viari scavati a cielo aperto nelle colline di tufo non hanno raffronti in altre civiltà del mondo antico. Per questo sono sono state fatte numerose ipotesi sulla loro reale funzione: canali per convogliare le acque piovane dai pianori alle valli, semplici vie di comunicazione, passaggi strategici studiati contro i nemici, sentieri cerimoniali e così via…
All’interno del Parco Archeologico Città del Tufo, le Vie Cave di Sorano e Sovana conducono il visitatore alla scoperta delle necropoli etrusche.
Camminare nelle “tagliate”, tra pareti di tufo alte anche più di venti metri, è un emozione impossibile da descrivere.Percorrere queste Vie, immersi in un’ambiente naturale suggestivo e incontaminato, permette di calarsi in un atmosfera magica, a contatto col sottosuolo e con una dimensione “altra”. Gli Etruschi, anche se spesso erano visti dai loro contemporanei come un popolo immorale, forse semplicemente perché avevano una cultura differente, sono stati degli uomini capaci di sfruttare al meglio il territorio che si trovavano davanti. Avevano, infatti, una grande capacità di adattarsi alle situazioni e agli ambienti in cui vivevano. Se guardiamo l’abitato di Tarquinia ad esempio, le tombe erano completamente diverse da quelle che troviamo qui, nell’Alta Maremma. Talmente diverse che si potrebbero pensare realizzate da popoli differenti.
Come mai questa diversità? Nel territorio dell’Alta Maremma c’è un elemento peculiare che ha accompagnato in tutte le sue fasi la vita degli Etruschi: il tufo. Ci troviamo di fronte ad una roccia vulcanica generata da eruzioni datate circa tra un milione e quattrocentomila anni fa dal vulcano situato nell’attuale Lago di Bolsena. Non dobbiamo dimenticare che in quegli anni, l’area era considerata il più grande bacino vulcanico d’Europa e permeata da una fervente attività vulcanica.
Questa roccia è stata subito il protagonista nella vita quotidiana dell’antico popolo. Si tratta di una roccia eterogenea, friabile e molto leggera, quindi facile da modellare e trasportare.
Gli abitanti di 2500 anni fa fecero di questa roccia la ricchezza principale: iniziarono a scavare con facilità le sue viscere per costruirvi abitazioni, ricoveri per animali e naturalmente ambienti funebri per seppellire i propri morti o le vie sacre di comunicazione oggetto di questo approfondimento.
Le Vie Cave non vennero costruite lungo canali naturali di scolo, come può apparire ad un occhio meno esperto, ma sono scavi totalmente artificiali dettati da altri scopi.
La tecnica di scavo si rifà molto al popolo Egizio. Si scavava “nella roccia una serie di fori che poi venivano riempiti con un grossi cunei di legno secco ed infine colmati d’acqua. L’effetto del rigonfiamento del legno faceva saltare un pezzo di roccia e ripetendo l’operazione una infinità di volte, si riuscivano ad ottenere dei grossi tagli che poi venivano levigati e lisciati a colpi di piccone”..
Al suo interno, ai lati della strada, venivano realizzate delle canalette per espellere l’acqua. La Via Cava, a causa del passaggio continuo di uomini ed animali, ed essendo una roccia facilmente erodibile, aveva continuamente bisogno di manutenzione, continui livellamenti. Proprio per questo motivo oggi abbiamo Vie Cave profonde addirittura 25/30 metri, quando magari al tempo degli Etruschi era solo di un paio di metri.
Ma a che cosa servivano le Vie Cave? Ancora oggi non gli storici non hanno trovato una soluzione univoca. Sicuramente nel Medioevo vennero utilizzate come vie di comunicazione, ma lo sono state anche al tempo
degli Etruschi? Potrebbero essere semplicemente state scavate per abbreviare i percorsi tra un centro e l’altro? Ricordiamo che le originarie Vie Cave non erano così alte e profonde. Quelle che vediamo oggi sono il frutto di una sovrapposizione di più periodi di scavo, necessari per levigare ed aggiustare il piano di calpestio dai problemi di erosione del tufo dovuto al passaggio degli uomini e degli animali (come nella Via Cava di San Rocco o di San Giovanni). Se osserviamo con attenzione le pareti questi diversi periodi di scavo saltano all’occhio. Nella parte alta, infatti, lo scavo è più rifinito e con iscrizioni di epoca etrusca; nella parte mediana si rinvengono iscrizioni di epoca medievale e nella parte più bassa si riconosce il taglio più rude e privo di rifiniture.
E se invece di vie di comunicazione fossero dei percorsi sacri? Se notate attentamente spesso si snodano lungo le necropoli, la zona delle tombe etrusche. Inoltre ricordiamo che la religione, per gli etruschi, era senza ombra di dubbio una componente fondamentale della loro società. E se oltre che un percorso con lo scopo di arrivare alle zone di sepoltura ma fosse essa stessa un’opera sacra? L’elevato numero di simboli ed iscrizioni scolpite ne potrebbero essere l’evidenza. Una scoperta fatta nel 1912 da Francesco Merlini sta facendo pendere l’ago verso questa ipotesi.
La visita a piedi o a cavallo con pic-nic al seguito sarà sicuramente una giornata indimenticabile.

Eventi

I principali eventi a Pitigliano.

Dalla Torciata di San Giuseppe a Marzo, alla famosa Infiorata a Giugno, passando per la Festa del Contadino, che si svolge il primo fine settimana di Agosto a Calici di Stelle, imperdibile evento dedicato al vino ed ai prodotti tipici di Pitigliano e la Festa della Contea, ricostruzione storica che si tiene nella seconda metà del mese. Si arriva poi al Settembre DiVino la celebre festa nelle cantine tufacee, che ogni anno attira migliaia di visitatori nel borgo, e finire con il Natale a Pitigliano, con tantissime iniziative ed eventi per festeggiare tutti insieme la festa più magica dell’anno.

Dove Mangiare

Hostaria del Ceccottino

Nella bella stagione fermarsi a mangiare in questa splendida piazza vale già la sosta, oltre alla buona carne per chi ama una tagliata o Fiorentina Toscana e agli ottimi taglieri di formaggi locali.

Hosteria di Pantalla

A metà strada tra Pitigliano e Farnese troviamo questa Hosteria dove si possono assaggiare piatti preparati dalla signora Lucia con prodotti del suo orto e conditi con l’olio di famiglia, sapori genuini e piatti  sapientemente preparati come vuole la tradizione.